Il dolore dal punto di vista psicologico

E’ importante considerare la persona come un’entità unitaria di mente e corpo, dove entrambe queste dimensioni possono svilupparsi, crescere, stabilizzarsi, modificarsi e trasformarsi in un processo evolutivo che attraversa fasi di continuità e di discontinuità. Se la continuità permette di acquisire una sempre maggiore conoscenza di sé e del proprio corpo e di interiorizzare processi attraverso i quali è possibile riconoscere la presenza di un malfunzionamento, la discontinuità espone il soggetto ad un cambiamento e determina una riorganizzazione e una trasformazione che, talvolta, possono risultare disorientanti per il soggetto stesso. C’è un’influenza reciproca fra persona e ambiente, fra mondo interno e mondo esterno e per questo, a volte, possono esserci caratteristiche interne che influenzano negativamente la percezione della realtà esterna, altre volte caratteristiche esterne che influenzano negativamente le sensazioni e le emozioni interne al soggetto. In questo reciproco scambio ed equilibrio fra “dentro e fuori”, è fondamentale pensare alla mente come ad una metafora del nostro intestino, perché riflettere sulle proprie esperienze emotive permette di digerire e affrontare il dolore psichico e fisico, migliorandone così la comprensione. Spesso, infatti, pensare alla propria sofferenza dà al soggetto la possibilità di rappresentare mentalmente vissuti dolorosi e di attribuire a questi ultimi un significato che consente di entrare in contatto con emozioni indigeste e, per questo motivo, agìte o inespresse. All’origine del dolore fisico, spesso, contribuisce una scarsa consapevolezza di sé e un’espressione disfunzionale della propria emotività e reattività agli stimoli ambientali: frequenti sono le situazioni in cui la dimensione psicologica influisce sulla sofferenza somatica, ad esempio, nel caso di disturbi e dolori gastro-intestinali o nel caso di dolori cervicali. Nel dolore gastro-intestinale la persona può approcciarsi al cibo con ansia e voracità, come per soffocare le emozioni indigeribili, determinando uno scarso flusso di rappresentazioni e sensazioni legate all’incontro con il cibo; si può pensare ad una relazione fra mente e corpo, così come alla persona in relazione al cibo, dove dall’incontro con quest’ultimo si può vivere un’esperienza sensoriale ed emotiva o, al contrario, un’esperienza di riempimento. Nel dolore cervicale può esserci un accumulo di ansia e di tensione determinato da una rigidità posturale e da contratture che riflettono la rigidità del pensiero e la costrizione interna delle proprie emozioni dolorose. In questa dialettica continua fra “dentro e fuori”, il dolore fisico può allo stesso tempo condizionare e influenzare la mente, determinando una sofferenza psicologica più o meno profonda: ci sono, infatti, anche patologie croniche che chiedono alla persona di riorganizzare le proprie abitudini e che stravolgono il senso di continuità del sé, compromettendo l’equilibrio psichico ed emotivo, con la comparsa di una fenomenologia di sintomi riconducibili all’ansia e alla depressione, sintomi che, oltre a quelli fisici, richiedono un tempo e uno spazio adeguato per poter essere guardati, riconosciuti e trattati.

Dott.ssa

Valentina Criscuolo